Strumenti di comunicazione ma anche strumenti di pace


dal Corriere Adriatico del 14 Marzo 2022

È iniziata la terza settimana di invasione dell’Ucraina. Le città vengono sempre più chiuse in assedio dall’esercito russo e i labili tentativi di negoziare una pace non portano a nessun risultato. Le tanti immagini che ci arrivano mostrano un esodo infinito per lo più fatto di donne. Giovedì scorso, in uno dei giorni forse più cruenti, ci è arrivata una foto che ha fatto il giro del mondo, la foto di una donna incinta portata via in barella dall’ospedale pediatrico di Mariupol subito dopo il bombardamento. Venerdì un’altra foto mostrava la stessa donna Marianna Podgurskaya, blogger e influenzer, diventata mamma con la bambina appena nata. Mio nonno avrebbe detto: “una femmina bene, è segno di pace”. Speriamo. Le immagini e le strategie comunicative stando assumendo un ruolo importante in questa guerra tanto che dal lato russo è subita partita una offensiva mediatica con la creazione di notizie false, sempre per immagini, che raccontano di soldati ucraini sul tetto dell’ospedale pediatrico mostrandolo come un avamposto militare e non più operativo. Tutto falso, l’ospedale era invece attivo, con all’interno sanitari, donne in gravidanza e neomamme. In questa guerra che ci ha riportato al secolo scorso ci si difende anche con le immagini, con i canali di comunicazione, con i social, con internet. Gli strumenti di comunicazioni, oggi più che nel passato, sono strumenti di pace che possono contrastare la guerra. Ma possono anche essere utilizzati per motivare la guerra attraverso notizie false capaci di manipolare l’opinione pubblica soprattutto quella russa che non può accedere a canali di comunicazione liberi e indipendenti. Nella generazione e diffusione di notizie false, i servizi creati da Putin sono molto capaci e competenti, tanto che nelle elezioni americane del 2016 sembrerebbe abbiamo favorito Trump, screditando con notizie false Hillary Clinton. 

Nel recente passato alcune immagini hanno contribuito a formare prese di posizioni nette dell’opinione pubblica che hanno imposto scelte politiche a favore della pace e dell’inclusione, o almeno così mi piace pensare che sia avvenuto. La prima foto in bianco e nero, indimenticabile, è quella che ritrae Kim Phuc, una bambina vietnamita di nove anni parzialmente ustionata sulle braccia e sulla schiena mentre corre nuda piangendo per sfuggire ad un bombardamento al napalm da parte degli aerei del Vietnam del sud. Era l’8 giugno 1972, l’anno dopo, anche per le tante manifestazioni per la pace in tutto il mondo, terminava il coinvolgimento degli americani nel Vietnam. L’altra foto è del 2 settembre 2015, un bambino con la sua maglietta rossa, i pantaloncini blu e le scarpette nere annegato sulla spiaggia di Bodrum in Turchia. Ālān Kurdî era un bambino siriano di tre anni di etnia curda che con la famiglia scappava dalla Siria su un barcone per sfuggire all’ISIS e tentare di arrivare in Europa dal mare. Uno dei tanti morti nel cimitero del Mediterraneo. L’indignazione, lo sgomento, il turbamento fu forte nei tanti paesi coinvolti dai flussi migratori, da portare a forti prese di posizioni. La Cancelliera Angela Merkel cambiò subito le politiche sull’immigrazione in Germania, favorendo una maggiore accoglienza soprattutto per le famiglie che scappavano da città in guerra. Ci fu un conseguente miglioramento delle politiche di inclusione nella Comunità Europea, anche se molte azioni restarono disattese. Bastò una foto per cambiare politica, aprendo all’inclusione e all’accoglienza.

Una storia di sette anni fa molto simile per gravità e dimensioni a quella presente nel cuore dell’Europa. Forse questa tragedia è più sentita perché più vicina, più coperta dai mezzi di comunicazione. Le immagini sono un’arma di pace per sconfiggere la guerra, più di ogni altra cosa sono capaci di scuotere l’opinione pubblica, creare movimenti, prese di coscienza mobilitare il mondo intero contro questa guerra. I mille colori presenti in piazza Santa Croce a Firenze ne sono un primo timido esempio. Più che le sanzioni economiche saranno le prese di posizioni dell’opinione pubblica, compresa quella russa, a sconfiggere Putin.


Marzo 14, 2022 3:00 pm
by Sauro Longhi